Un piacevole dialogo tra colleghi: l’arbitro CAN Bonacina incontra la Sezione di Treviso

Autore: Edoardo Ervas

Fotografie: Marua Ouertani ed Elena Soranzo

Se si volesse riassumere la serata di lunedì 15 aprile tornerebbero d’aiuto le parole pronunciate ad inizio riunione dal Presidente Castellino: “questa serata avrete un piacevole dialogo tra colleghi”. E se convenzionalmente viene indicata come obbligatoria qualsiasi Riunione Tecnica proposta dalla Sezione, si potrebbe dire che la conduzione della serata da parte dell’ospite ha di certo abbandonato ogni rigida formalità.

Si è presentato così Kevin Bonacina, giovane promessa dell’arbitraggio italiano, lecchese di origine ma orobico d’adozione ed in forza alla sezione di Bergamo. Ora trentenne, la sua carriera inizia nel 2012 in modo un po’ casuale: “sono un ex calciatore, mi hanno detto prova e così ho provato!” si confida. I risultati positivi non si sono fatti attendere e Bonacina è stato promosso alla CAN nella stagione 2023/24.

Con la proiezione della parola “Arbitro” al cospetto della platea, Bonacina ha subito proposto che fossero gli associati presenti a condividere sensazioni, aggettivi, sinonimi alla stessa riconducibili. Nella sua trasversalità questa parola accomunainfatti gli associati di tutte le età e di tutti i livelli, e racchiude un bagaglio di esperienze che qualunque tesserato possiede. 

Ecco che, poco alla volta, attraverso la condivisione di esperienze personali, attorno alla figura dell’arbitro si sono aggiunte altre parole: impegno, rispetto, regolamento, comportamento, amore per lo sport, personalità, passione, resilienza, uomo di sport tra uomini di sport, equilibrio.

Ogni parola presa in considerazione è stata ponderata dall’ospite assieme ai partecipanti, stimolati ad aggiungere il loro personale punto di vista. 

In queste parole sicuramente c’è tutto quello che l’arbitraggio può dare e tutto ciò che l’arbitraggio richiede, a partire dal rispetto e dall’impegno. Questi si concretizzano quando l’arbitro è capace di dare il massimo nelle sue prestazioni perché è preparato per farlo. 

Bonacina, che nella vita lavorativa svolge la professione di medico, ha attinto ad un contesto a lui familiare per spiegare la differenza tra l’essere preparati e l’essere pronti: “la dicitura Pronto Soccorso mi fa arrabbiare parecchio. Perché davanti ad una situazione ignota non posso mai dirmi pronto, posso però essere consapevole che la mia preparazione mi permetterà di affrontare anche la situazione più imprevista”. L’arbitro preparato è quindi l’arbitro che meglio onora la sua figura e che è attrezzato per riuscire a fronteggiare con efficacia l’imprevisto. 

Per rivestire il ruolo di arbitro però non si può non fare i conti col proprio carattere e su questo aspetto Bonacina, stimolato dal pubblico, spende qualche parola “Ognuno di noi ha un carattere diverso e deve trovare, di volta in volta, la giusta modalità di interpretare il ruolo” e continua “L’arbitraggio lascia un incredibile spazio di libertà; il regolamento, infatti, ci fornisce dei punti fermi ma non ci dice che tipo di arbitro essere”.

L’ospite infine muove alcune considerazioni personali sull’equilibrio tra vita arbitrale e vita lavorativa, suggerendo ad ogni giovane fischietto di non trascurare mai i propri impegni e i propri affetti. “Essere arbitri è una scelta che facciamo noi ma le persone che ci sono a fianco nella vita di tutti i giorni e ci sostengono non hanno fatto questa scelta. È importante capire che il sacrificio non spetta a loro”.

La serata si è quindi conclusa con i consueti ringraziamenti di cui s’è fatto portavoce il Presidente Castellino ed ai quali ha fatto seguito un lungo applauso che, più di tante parole, ha restituito all’ospite stima e gratitudine per il sincero confronto.