A lezione con Matteo Trefoloni

Autore: oa Federico Modesto
Fotografie: ae Marua Ouertani e ae Angelo Tasca

La riunione intersezionale di Lunedì 10 Ottobre con Matteo Trefoloni ha rappresentato un momento coinvolgente che ha guidato la platea, composta da associati della Sezione di Treviso e delle Sezioni di Castelfranco Veneto, Conegliano e San Donà di Piave attraverso un comune denominatore: “football understanding”, capire il gioco del calcio.

Molteplici gli intervenuti: in primis il Componente del Comitato Nazionale Antonio Zappi che ha tributato un caloroso saluto al relatore, il Presidente del Comitato Regionale Arbitri Veneto Giovanni Stevanato che ha voluto trasmettere l’importanza dell’opportunità per i presenti, i componenti Andrea De Faveri, Gregorio Mason e il trevigiano Gaudenzio Raffaelli, e infine i componenti veneti del Settore Tecnico.

La dialettica di Matteo ha attraversato diversi punti chiave, partendo però da un focus determinante: “Dobbiamo capire in primis chi siamo e chi vogliamo essere” – e ancora – “Dobbiamo sviluppare la percezione di noi stessi, la nostra convinzione, dobbiamo vivere il contesto e capire dove vogliamo arrivare”.

Un video emozionale, in cui valori e grandi traguardi si sono fusi in momenti storici di grandi campioni dello sport, ha consentito di immedesimare la platea nel concetto del “rischiare”.

Matteo ha voluto sottolineare alcuni passaggi: “I campioni si vedono nei momenti speciali, dobbiamo metterci in gioco, è dove ci sentiamo al sicuro che i sogni muoiono”.

“Cosa ci vuole per arbitrare in Serie A?”- è stata la prima domanda diretta ai giovani fischietti, che coinvolti hanno espresso il proprio punto di vista: “Umiltà, passione, sacrifici, coraggio” sono stati alcune delle caratteristiche emerse per voce delle giacchette nere in formazione.

Matteo ha voluto sintetizzare visivamente le giuste considerazioni con un concetto significativo: “CAN. SHOULD. WILL”, adattandolo dall’inglese “Esiste la possibilità che qualcosa accada; ho le potenzialità per farlo accadere; accadrà perché è tutto nelle mie mani”.

Guidare il proprio futuro, in ambito arbitrale, passa necessariamente dalla comprensione del gioco del calcio: “Quante volte ci è capitato di decidere sul terreno di gioco e vedere sguardi smarriti? Questo accade perché stiamo leggendo un libro che non leggono gli altri, o meglio, siamo noi a non capire quale sia la comune interpretazione del gioco” ha sintetizzato Matteo, ricordando un aneddoto in ambito internazionale, con un incontro di perfezionamento tecnico tra arbitri partecipato anche da due calciatori di spessore, che nell’analisi degli episodi hanno saputo esprimere, con concetti semplici, disamine che a volte gli arbitri affrontano con tecnicismi rarefatti, che non trasmettono a pieno l’essenza e lo spirito dell’accadimento.

È così emersa la necessità di “fare un passo in avanti”, di sapere leggere le situazioni, di interpretare: “Un esempio significativo” – ha chiarito Matteo – “È ciò che è accaduto con il fallo di mano, con la volontà di parametrizzare la valutazione degli elementi di punibilità, salvo poi rivedere la visione a livello internazionale riaffermando la necessità interpretativa dell’arbitro che vive le situazioni, partecipando il momento, definendo la punibilità in base a linee guida e non legandosi a rigorosi paletti”.

Medesima impostazione è stata ribadita per il fuorigioco “Lo spirito regolamentare sta riportando con forza l’arbitro nel ruolo chiave di interprete di giocata intenzionale o deviazione, e ricordiamoci che tutto è partito da un episodio controverso, per il quale il movimento calcistico a livello internazionale ha fatto ben percepire che, seppur corretta l’interpretazione tecnica, nella decisione si era perso lo spirito del gioco”.

Il Responsabile del Settore tecnico ha altresì voluto sottolineare che il migliore punto di vista è il fulcro per una corretta interpretazione: “Dobbiamo essere generosi, esprimerci con forza anche dal punto di vista atletico, perché le numerose volte in cui la nostra generosità non sarà necessaria, saranno ripagate dai limitati, ma determinanti episodi chiave che interpreteremo correttamente, con tempestività, vicinanza e credibilità; è qui che facciamo la differenza”.

Tra i temi trattati nella coinvolgente disamina, partecipata con trasporto dalla nutrita platea, anche il vantaggio, con un concetto da riaffermare con forza: “Deve trattarsi di un beneficio per la squadra, non dobbiamo giustificare un fallo attraverso il possesso del pallone, non è questo lo spirito che ci deve guidare”.

Dai temi tecnici si è passati a quelli comportamentali: “Dobbiamo far comprendere i messaggi che inviamo, e ciò si traduce in una preparazione all’evento, nella scelta del momento, affidandoci poi al nostro istinto che è determinato dalla nostra preparazione; l’atteggiamento è fondamentale, saremo convinti e riusciremo a convincere se saremo supportati da una visione chiara e da un atteggiamento risoluto, difendendo le nostre scelte, ognuno con le proprie caratteristiche ma affermando la propria convinzione” – e continuando – “Ci sarà sempre il nostro nome su ogni nostra partita, dobbiamo ricordarci che il valore di una prestazione dipende anche dalla sicurezza nelle nostre azioni”.

Un ultimo, ma fondamentale frangente del meeting è stato riservato all’essenza dell’essere arbitro, vale a dire proteggere l’incolumità dei calciatori: “Il nostro ruolo è quello di leggere le situazioni, vivere e capire, non soprassedere ad atteggiamenti lesivi trincerandoci dietro il classico “play on”, ovvero “continuiamo a giocare”; dobbiamo vedere, giudicare, scegliere; questo è essere arbitri”.

Un lungo applauso è stato tributato dalla platea, emozionata e motivata da un evento che verrà ricordato nel tempo.